martedì 13 gennaio 2009

I Cretti di Burri

I CRETTI
I "Cretti" rivestono un'importanza particolare nell'evoluzione artistica di Alberto Burri. L'aspetto assomiglia a quello dei terreni argillosi, crepati dopo lunghi periodi di siccità.

La ricerca lo porta, tra il 1956 e il 1976 un miscuglio di ceramica cotta, caolino e massa resinosa sulla quale il calore provoca l’effetto “craquelè”, realizzando artificialmente le spaccature e crepature che normalmente il tempo provoca nei dipinti. Questo screpolarsi della materia è come farne affiorare le forze vitali, che non sono affidate però al caso, ma alle scelte dell’artista... che riesce appunto ad indirizzare la materia, nelle varie fasi del processo.

Il riferimento è alla madre terra, Gea, da cui tutti proveniamo e che tutti accoglierà...

“Mettendo in evidenza un fortissimo riferimento alla superficie terrestre, ai suoi lineamenti e, ancora una volta, al conflitto tra vitalità e distruzione, è come se l’artista, attraverso questo difficile procedimento, volesse riordinare i processi naturali, vincere il Caos” (Di Capua-Mattarella,  “Palazzo Albizzini-Fondazione Burri”, Skira editore, Milano, 1999).
Dei “Cretti” Burri realizza anche una versione monumentale a Ghibellina, in Sicilia, tra il 1980-90 - sulle macerie delle città rasa al suolo nel terremoto del 1968 assieme a tutta la Valle del Belice: nella foto il “Grande Cretto”.